Capitolo 3 - 声 - Koe (Voce)
La temperatura aumenta sempre più, inesorabilmente.
Solleva un braccio, il biondo, conducendo la mano allo scollo a V della maglietta che indossava, lasciando i polpastrelli a sfiorare appena la base del collo.
E' ancora sulla soglia e il silenzio regna sovrano.
Quella che gli si prospetta non è una camera da letto, ma più una luminosa anticamera finemente arredata a mo di salottino.
Oltrepassa l'uscio col piede sinistro, timidamente quasi, poi è la volta del destro.
Sembra intento a maledirsi per la poca
professionalità che già ha cominciato a mostrare, ma poi tenta di riprendere fiducia in sé e nelle proprie
capacità.
"Buonasera..."
Pensa che salutare - e in maniera affabile - sia la prima cosa da fare e agisce in quel modo, avanzando poi di qualche passo.
Nessuna risposta.
Si guarda intorno, ancora una volta circospetto, venendo così incantato per qualche istante dalle rifiniture color oro del mobilio contenuto nel suo attuale campo visivo.
Due passi, le mani riprendono a sudare - o forse non hanno mai smesso...
Però avrebbe potuto aspettarmi alla porta e... ma che cavolo sto dicendo! Lui è il cliente! Può fare ciò che vuole, perché mi paga!Scuote impercettibilmente il capo, i fili dorati ondeggiano appena e gli occhi azzurri, ora deliberatamente vispi, perché
dovevano essere tali si puntano su una nuova porta, mentre quella scorrevole, d'accesso alla suite, si richiude di colpo.
Naruto sobbalza leggermente e si volta indietro, di scatto, per poi ricondurre lo sguardo davanti, respirando a fondo e chiudendo gli occhi per qualche istante.
Il cuore ha preso da poco a tamburellargli nel petto, ora sempre più d'aspettativa, perché il biondo appare desideroso di conoscere l'uomo che per questa notte prenderà possesso del suo corpo.
E' la prima volta che si sente fremere e non percepisce, interiormente, la sensazione di schifo nel sentire qualcuno dentro, a farsi strada con violenza nel suo corpo, a sfogare qualunque desiderio o frustrazione con una scopata.
Sei una puttana, Naruto! Solo una puttana... quindi fa' bene il tuo lavoro e basta!Queste parole, il biondo se le ripete spesso, prima di intrattenersi col cliente di turno. E se ne serve per evitare qualunque altro coinvolgimento, anche quello fisico.
E' abituato a lasciar sfogare, ad assecondare voglie, pratiche particolari... e simula perfettamente un orgasmo, che sì, fisicamente giunge, ma che il biondo interiormente non prova, anche se nessuno se ne rende conto.
"C'è nessuno...?" domanda al nulla, mentre solleva il braccio sinistro, con una lentezza quasi estenuante, finché la mano non raggiunge la maniglia della porta, facendola scattare, ora più deciso.
Piano, l'infisso viene mandato indietro e quelle venature marroncine del legno abbandonano il campo visivo del bondo, lasciando agli occhi limpidi e azzurri una nuova visuale.
"Ma... cosa...?" mormora tra sé e sé, praticamente a bocca aperta, ritrovandosi di fronte una camera gigantesca, dal mobilio ancor più raffinato di quello ammirato poco prima e con un letto a due piazze e mezzo sovrastato da un imponente quanto elegante baldacchino - un king size di tutto rispetto, insomma.
Ancora una volta, però, non c'era anima viva.
Mi stanno prendendo in giro...?!Se lo domanda per un istante, mentre avanza ancora di qualche passo, raggiungendo poi il centro dell'immenso ambiente.
Poi, rivolto lo sguardo a destra, nota qualcosa sul letto.
Non comprende cosa sia, ma la curiosità di scoprirlo prende possesso di lui ancora prima che possa formulare pensieri più razionali.
Il suo corpo si muove quasi in automatico, sembra non rispondere a nessun altro
richiamo che non sia quella
traccia.
Nemmeno si è ancora reso conto della ulteriore porta presente, d'accesso al bagno, tantomeno di un flebile scroscio d'acqua che da quell'ambiente proviene.
Non ha occhi per quello che, infine, risulta essere una fascetta probabilmente di seta, lunga, color argento e di media larghezza.
Attratto da quel tessuto, conduce indice e medio della mano sinistra a sfiorarlo appena, iniziando a saggiarne la morbidezza, poi nota un biglietto piegato a metà, proprio accanto all'oggetto.
Gli occhi color mare si puntano su quella carta bianchissima e d'impulso, la mano libera, prima a sfiorare il bottone degli shorts, si porta a raggiungere il foglietto.
Lo apre, lo legge.
Poche scritte, decisamente troppo poche, ma sufficienti per scatenare in Naruto sensazioni contrastanti.
Sorpresa, attesa, aspettativa, timore, si miscelano in un vortice, in quelle iridi chiare e adesso vagamente smarrite.
Perché vuole...? E io come... come posso...Tutto è chiaro, ogni cosa, fin troppo.
Copri gli occhi con questa fascetta e legala stretta, affinché l'oscurità sia la tua unica amica. Poi, sdraiati e attendi.Nessun uomo gli hai mai chiesto tanto, nessuno l'ha mai privato della vista, nessuno ha mai voluto giocare in quel modo con lui.
E nessuno si è mai compiaciuto di vederlo indifeso, almeno non in quel modo.
Deve farlo, deve assecondarlo, è il suo lavoro e compiacere il cliente fa parte del gioco. Un gioco che, ad onor del vero, Naruto non ama, ma... che deve necessariamente portare avanti.
Anche se questa volta, a differenza delle altre, l'idea di non poter posare gli occhi sull'uomo che lo ha fatto condurre lì, di quel
padrone, destabilizza fortemente il biondo.
Stavolta voleva vederlo, per curiosità, per istinto, impulso, per una serie di inspiegabili ragioni.
Ma voleva vederlo e non gli sarà concesso.
Sospira, solleva la fascetta, tenendola stretta in mano, la guarda, la scruta, la fissa. Sospira ancora, in piedi, davanti al letto che solo ora ha definito mentalmente in ogni sua parte, prestando la dovuta attenzione alle lenzuola nere, anch'esse probabilmente di seta, sulle quali si stagliano, in netto contrasto, quattro morbidi cuscini dal colore rosa antico, tendente quasi ad un delicato violetto.
E anche la pelle ambrata del ragazzo sarebbe risaltata, come quei cuscini, su quelle lenzuola scure.
Si priva solo delle scarpe e non indossando calzini, si ritrova di colpo a piedi nudi a contatto col freddo pavimento.
Un brivido, fulmineo, gli risale lungo la colonna vertebrale, scatenandogli delle leggere scariche.
Balza sul letto, di colpo, e solo una volta a contatto con quelle lenzuola, pensa che adesso più che mai avrebbe bisogno di una doccia.
Ma anche quello, tacitamente, non gli è consentito.
Il biondo solleva la mano nel quale palmo ancora stringe la fascetta argentea e dopo averla fissata ancora, si convince a portarla al viso, privandosi così della luminosità prodotta dalle luci di quella stanza.
Stringe la stoffa quanto più gli è possibile, poi si distende sul letto, abbastanza centralmente, le braccia aperte, mentre le gambe, almeno per il momento, più chiuse possibile.
Per l'ennesima volta, respira profondamente, inspirando intensamente col naso.
Poi, affinato l'udito a causa della momentanea perdita della vista, percepisce finalmente uno scroscio d'acqua.
Il cuore, di colpo, va in fibrillazione, così le mani, istintivamente, si portano al petto, congiungendosi.
E pochi istanti dopo, si ode uno scatto.
Uno, due, tre, quattro, cinque, passi.
Naruto li sente bene, li interiorizza, schiude appena le labbra, poi deglutisce sommessamente, mentre il respiro già si fa lievemente più corto.
Una puttana, Naruto! Sei una cazzo di puttana e basta! comincia a ripetersi
Una puttana non deve essere tesa, deve solo farsi scopare e far godere il cliente, stop!Niente, neanche quelle parole riescono a fargli allentare la tensione prodotta da quei passi unita a quel silenzio tombale.
"Io..."
Si decide a parlare, ma gli fuoriesce soltanto un
io piuttosto stentato e l'eventuale resto della frase gli muore in gola.
Pochi istanti, i passi si arrestano e una pressione sul letto fa comprendere al biondo che la
presenza si sta avvicinando a lui.
E un sussurro lo raggiunge, carezzandogli le orecchie, sebbene la voce gli appaia molto più profonda di quel che sembra.
"Sei stato bravo"
Tre parole, un sospiro di Naruto.
E ancora quella voce, profonda, a riempirgli l'anima.
Continua...